Nonostante al nostro centro il numero di pazienti felini sia in continuo aumento, ci sono ancora tanti gatti domestici che non ricevono terapie per il dolore perché la diagnosi esita ad arrivare o perché non si conoscono le più moderne e innovative terapie; oggi vorremmo parlarvi di come alleviare il dolore del gatto attraverso la fisioterapia.
La terapia del dolore del gatto non sempre include esclusivamente la somministrazione di farmaci. Per alleviare il dolore del gatto serve innanzitutto saperlo riconoscere, andando ad individuare le alterazioni comportamentali legate ai segni precoci o avanzati di dolore felino. Per questo esistono finalmente delle scale del dolore studiate per la specie felina per aiutare proprietari e veterinari ad individuare e monitorare il dolore del gatto.
La fisioterapia rappresenta uno strumento importantissimo per alleviare il dolore del gatto e quindi migliorare la sua qualità di vita. Poiché spesso il dolore è associato a limitazioni della mobilità del movimento, è importante capire come interagire col gatto per stimolarlo nel compiere attività fisica terapeutica. Per coinvolgere il gatto in un programma di fisioterapia occorre conoscerlo e pensare da gatto, per motivarlo e ridurre al minimo lo stress; per questo motivo nella nostra struttura ci avvaliamo di medico veterinario esperto in comportamento. Ad ogni gatto corrisponderà un programma diverso in base alla patologia e al suo stato psicologico, i quali sono valutati da un veterinario esperto in terapia del dolore.
Come già detto per alleviare il dolore del gatto bisogna innanzitutto conoscerne i vari aspetti. L’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore (International Association for the Study of Pain), nel 1978 definì il dolore come <<un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole, associata ad un danno reale o potenziale dei tessuti, o descritta in termini di tale danno>>. Si iniziava perciò a pensare al dolore come un’esperienza non solo fisica ma limitando la diagnosi alla capacità del paziente di descrivere la percezione spiacevole del dolore. Viene da sé che i pazienti non umani, incapaci di verbalizzare non possano raccontare a parole il loro disagio. Finalmente nel 2014 è stata aggiornata la definizione di dolore affermando che la descrizione verbale è solo uno dei numerosi modi per esprimere il dolore; l’incapacità di comunicare non nega la possibilità che un essere umano o un animale provi dolore. Per questo motivo i medici veterinari hanno elaborato delle scale del dolore che prendono in considerazione le espressioni facciali e lo stile di vita del gatto per capire quando e quanto il gatto prova dolore.
Il gatto è una creatura unica e può esprimere la sensazione del dolore in svariati modi. Il dolore può comportare cambiamenti nel suo comportamento, attività e personalità. Questi cambiamenti possono consistere in una diminuita mobilità (difficoltà nel saltare su e giù, salire o scendere le scale, nel correre e giocare) o in alterate posture del corpo ed espressioni facciali. Un gatto addolorato può nascondersi più spesso, fare i bisogni fuori dalla lettiera, pulirsi di più o di meno rispetto al suo solito, diventare più schivo o più aggressivo, non amare di essere toccato o preso in braccio, avere meno appetito. Esistono alcuni questionari che vengono fatti compilare al proprietario per valutare le abitudini di vita del proprio gatto in modo da cogliere i segnali del dolore e monitorarli nel tempo (vedi il Feline Muskoloskeletal Pain Inventory). Le sue espressioni possono cambiare come si osserva nella cosiddetta “grimace scale”, ovvero una classificazione del livello di dolore in base alle espressioni di occhi, muso, baffi ed orecchie.
Il dolore del gatto (come negli altri animali domestici e nell’uomo) è percepito mediante una funzione del sistema nervoso chiamato nocicezione. Mediante tale funzione uno stimolo dolorifico attiva dei recettori (trasduzione) e stimola delle fibre nervose che lo trasformano in impulso elettrico che arriva al midollo spinale (trasmissione) per essere amplificato o inibito (modulazione) poi elaborato dal cervello e quindi percepito a livello cosciente come tale (integrazione).
Il dolore del gatto può essere classificato come infiammatorio acuto, cronico persistente e neuropatico. Il dolore acuto è fisiologico e serve come protezione per il nostro organismo, una volta guarita la lesione che lo ha causato cessa di esistere. Quello cronico o persistente è da considerarsi patologico in quanto è caratterizzato da una sensibilizzazione al dolore periferica e centrale soprattutto per via dell’azione prolungata di mediatori chimici dell’infiammazione. A volte il dolore cronico da infiammatorio diventa neuropatico o misto (infiammatorio persistente e neuropatico) poiché il sistema nervoso centrale o periferico subiscono dei danni. Si parla allora di dolore mal adattativo poiché non vi è più relazione causa-effetto (come un allarme costantemente inserito senza più una causa precisa). Il medico veterinario esperto in terapia del dolore individuerà la tipologia del dolore per capire qual è la migliore terapia farmacologica.
Come già detto è possibile e assolutamente utile alleviare il dolore del gatto non solo con la terapia farmacologica ma anche attraverso la fisioterapia. La fisioterapia ha lo scopo di individuare e valutare il dolore muscoloscheletrico nel gatto e stabilire un programma terapeutico. Tale programma è finalizzato a diminuire il dolore, favorire il recupero funzionale (motorio o nervoso) e migliorare la qualità di vita. Il gatto può essere un paziente molto collaborativo soprattutto se inserito in un contesto adeguato e motivato attraverso il gioco, il cibo o le attenzioni del proprio partner umano durante le sessioni di fisioterapia (clicca qui per vedere come fanno fisioterapia alcuni dei nostri pazienti felini). In genere i pazienti felini vengono riferiti al veterinario fisiatra in caso di osteoartrosi, ostectomie del femore (asportazione di una parte del femore), fratture, patologie neurologiche e obesità per riduzione del peso, rottura del legamento crociato del ginocchio.
Il comfort felino dipende già da un adeguato trasporto in struttura. Il veterinario ha il compito di fornire tutte le indicazioni per minimizzare lo stress durante il trasporto (tale argomento verrà affrontato nello specifico in un articolo del nostro blog). L’attesa in struttura deve essere limitata al massimo e separata da altri pazienti come quelli della specie canina. Al gatto non piace aspettare, ancor meno in compagnia dei cani!
L’ambiente in cui si effettuano visita e terapie dovrebbe essere a misura di gatto, silenzioso, munito di diffusori di feromoni specifici per la specie felina, arricchito di giochi a lui graditi. In genere viene lasciato del tempo al gatto per uscire dal trasportino e gli viene data la possibilità di esplorare l’ambiente in sicurezza (porte e finestre sempre chiuse) e tranquillità (evitando il va e vieni di personale o altri pazienti).
Le terapie a nostra disposizione sono molteplici. Le terapie manuali includono il massaggio, le mobilizzazioni articolari, le manipolazioni (es. chiropratica), lo stretching passivo. Attraverso queste terapie si aumenta l’elasticità delle articolazioni, la vascolarizzazione dei tessuti, la flessibilità dei tessuti muscolo-tendinei, i normali riflessi neuromuscolari e si migliora andatura e postura alterate dal dolore.
Le terapie strumentali prevedono l’utilizzo di mezzi fisici per stimolare la riparazione dei tessuti, ridurre il dolore e l’infiammazione. Tra queste troviamo la laser terapia, la terapia ad ultrasuoni e onde pressorie ad alta frequenza, la diatermia o radiofrequenza.
Una sezione a parte sarebbe da dedicare all’agopuntura, parte fondamentale della terapia del dolore e la stimolazione neuromuscolare. Anche in questo caso è strabiliante vedere come anche il gatto trovi sollievo immediato e non mancano gatti che addirittura si addormentano durante il trattamento.
Esistono poi gli esercizi terapeutici che possono essere condotti fuori dall’acqua o dentro all’acqua. Molti di questi mimano i movimenti che il gatto compie o dovrebbe tornare a compiere nel suo quotidiano (superare un ostacolo, rimanere in piedi, alzarsi, spostarsi nello spazio caricando correttamente sugli arti). Per poter guidare il gatto in questi esercizi si può stimolare il suo istinto predatorio facendogli rincorrere un gioco o spostando il trasportino come meta da raggiungere, oppure motivandolo con qualche prelibatezza.
Infine tra le terapie per alleviare il dolore del gatto non possiamo non includere l’idroterapia. Non è vero che tutti i gatti odiano l’acqua! Molti imparano ad apprezzarla soprattutto se correttamente avvicinati a questo elemento (guarda qui una sessione di idroterapia felina). L’idroterapia attraverso l’utilizzo di un tapis roulant in acqua permette di alleggerire le articolazioni grazie al galleggiamento e fa compiere agli arti un movimento ampio che aumenta la flessibilità delle articolazioni e fa lavorare la muscolatura in modo ottimale. L’idroterapia è utile per il recupero dopo un intervento o in seguito a malattia ortopedica, come anche per riprendere a camminare in caso di deficit neurologici.
Continuate a seguire il nostro blog per interessanti e utili consigli su come prendersi cura dei nostri compagni a quattro zampe!